La cronaca più recente ha sollevato con grande scalpore numerosi casi di sessismo e molestie sessuali. Molte a carico di donne del mondo dello spettacolo ma non solo. Come effetto boomerang si sono divisi coloro che hanno sostenuto le campagne di sensibilizzazione femminile e coloro che hanno accolto la veridicità delle stesse accuse. Credo che occorre valutare la reale portata del fenomeno e cercare di trarne delle conclusioni ragionate.

Il quadro

La reazione più immediata è legata alla catena interminabile di denunce. Come in un effetto domino, si sono succedute, con annesse campagne contro gli uni o altri personaggi.

Ma oltre ai meri fatti di cronaca, se pensiamo allo stato sociologico della condizione femminile ancora oggi, alla percezione diffusa dei diritti femminili, alla reale difficoltà delle donne ad affermarsi nel mondo del lavoro, alle storture di genere ampiamente perpetrate dai modelli sociali, dalla pubblicità, al sessismo imperante che vede ancora disparità e ineguaglianze, di cosa dovremmo stupirci?

Le accuse mosse parlano di molestie, il che non dovrebbe implicare necessariamente un atto di violenza. Ma quante volte negli ambienti di lavoro si è fatto appello al proprio essere uomo o donna per stabilire forzatamente relazioni di potere? Quante volte un risultato ottenuto da una donna fa più fatica ad essere riconosciuto?

Ci sembra strano che un uomo con un ruolo di potere, utilizzi questo suo status per condizionare i comportamenti di una donna?

Un problema che coinvolge molte persone

Senza entrare nel merito degli atti commessi, credo che la portata della riflessione sia molto più ampia e possa interessare molte più persone di quelle già coinvolte.

Quello che dovrebbe essere evidente agli occhi dell’opinione pubblica è la diffusa percezione di un sessismo che in maniera subdola crea pregiudizi, convinzioni, atteggiamenti sociali condivisi che “autorizzano” molto probabilmente la molestia.

Di questo bisognerebbe parlare, di quanto nel linguaggio comune si sanciscano delle differenze, si dettino delle regole implicite in grado di condizionarci, dell’importanza dell’educazione al rispetto per sé stessi e per gli altri, libero dall’appartenenza ad un genere piuttosto che un altro.