In estate è possibile riscontrare alterazioni dello stato mentale e dell’umore, con annesso peggioramento della sintomatologia ansiosa e depressiva. Vediamo cosa accade.

Stato della mente e stagioni

Sin dall’età classica si riteneva che ci fosse un collegamento tra stagioni e stato della mente: lo stesso Ippocrate diceva che in inverno il corpo produceva la bile nera, responsabile della malinconia,  e che in estate ci fosse invece la produzione della bile gialla, responsabile della collera. La prima condizione può essere assimilata alla depressione, la cui manifestazione inversa è la maniacalità. Un episodio maniacale è caratterizzato da euforia, senso di grandiosità, entusiasmo irrefrenabile, attenzione saltellante, spese pazze decise sull’onda di una gioia patologica, loquacità insopportabile e fastidiosa, amichevolezza invadente e inopportuna, e così via. E soprattutto: il maniacale non dorme mai, e non ti molla finché, crollando da sonno, sei tu, l’amico o il parente, che chiami il soccorso psichiatrico. L’alternanza tra depressione ed episodi maniacali definisce un disturbo bipolare.

La relazione tra sofferenza mentale e stagioni

Perché si aggrava la sofferenza mentale nelle stagioni? Perché il nostro destino è adattarci, e ci siamo adattati anche all’alternanza della luce e delle tenebre e alla giostra delle stagioni, al succedersi dei periodi freddi e caldi. E come d’inverno è giusto che il ritmo del corpo rallenti e ci si insonnolisca, quasi andando in letargo, è altrettanto giusto e naturale che d’estate ci si riattivi, ci si scaldi appunto, ci s’infervori nel flusso della vita. La tristezza dell’inverno si riduce durante la bella stagione, grazie alla maggiore intensità dei raggi solari che stimolano la melatonina, ormone regolatore biologico che influenza positivamente l’umore.

La luce solare aiuta ad attenuare l’ansia e l’affanno del vivere correlati alla depressione e favorisce il benessere della mente e del corpo. E però, ogni fenomeno ha il suo risvolto corrotto, la sua malattia. E così il rallentamento invernale può decadere in fredda depressione, mentre la vitalità dell’estate si può tramutare in una grottesca euforia senza legittimità e senza sostanza.

Melatonina, umore e sonno

Un’altra ipotesi tira in ballo la secrezione della melatonina, l’ormone che aumenta in inverno e si riduce in estate. Messa così è più una concomitanza di eventi che una vera spiegazione. Secondo altri, in inverno ci si deprime perché la riduzione dell’esposizione alla luce provocherebbe una desincronizzazione del ritmo sonno-veglia. Anche la diminuita ampiezza dell’oscillazione quotidiana della temperatura influirebbe. Tutte belle ipotesi, anche se suonano in parte casuali come lanci di sassi nell’acqua.

Ansia e depressione d’estate

Peraltro d’estate è anche possibile il peggioramento della depressione, in contraddizione con quanto detto finora. Questo perché anche l’estate, come il Natale, è un periodo festivo. E le feste possono rimarcare il contrasto tra lo stato d’animo nero e triste del depresso e l’allegria circostante, e tutta l’esperienza può essere vissuta come un disperato abbandono. Abbandono spesso reale e non affatto immaginario: d’estate è realmente frequente che i malati psichici vengano lasciati soli da parenti e conoscenti in partenza per le vacanze.
E anche l’ansia e i suoi disturbi possono peggiorare d’estate. La vivacità e l’affollamento sia nelle città che nei luoghi di vacanza genera agitazione, alienazione, timore, desiderio di fuga e sovvertimento minaccioso degli abituali ritmi di vita. Gli ansiosi, disorientati, si trovano di fronte all’eccesso di tempo libero che devono gestire, e anche questo diventa una minaccia, un vuoto da riempire come se si trattasse di una prestazione.

Alla luce di quanto scritto è consigliabile monitorare la sintomatologia e rivolgersi agli specialisti per un approfondimento.