
Bullismo a scuola: fenomeno dilagante o sempre esistito?
Vista la notevole quantità di notizie riguardanti il bullismo, ho deciso di fare il punto su questa annosa questione.
Cosa è il bullismo?
Per bullismo si intende “un tipo di azione che mira deliberatamente a far del male o danneggiare, è persistente, ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime” (Sharper e Smith 1994).
Da una parte c’è il bullo che attua comportamenti vessatori, volti a dominare qualcuno per poter affermare sé stessi. Dall’altra c’è una vittima che assume un atteggiamento passivo perché si sente schiacciata dalla situazione stessa. In realtà lo scenario include anche altri protagonisti apparentemente passivi; sono gli amici del bullo e tutti gli altri appartenenti al gruppo di riferimento, ovvero compagni di classe.
Sulla tipologia di comportamenti immaginiamo atti di derisione pubblica continua, prese in giro, spinte, isolamento sociale; ovvero viene individuato il ragazzo “diverso” perché più timido o con qualche difetto fisico e lo si utilizza come oggetto di scherno. Questo porta ad un massiccio processo di conformazione tale per cui quello che si discosta dalla media o dalla desiderabilità sociale viene marchiato come “altro da noi”.
Il bullismo in passato e nel presente
Se pensiamo alla nostra esperienza di adolescenti, probabilmente ricorderemo di situazioni simili, molto comuni come le prese in giro piuttosto che gli “scherzi” a carico di alcuni; potremmo dire che è tutto normale allora? Assolutamente no, perché quello che prima non aveva un nome e agiva in maniera nascosta, proprio come avviene adesso, oggi ha una definizione ben precisa. E può essere anche amplificato per mezzo di strumenti di comunicazione diversi, tanto da assumere forme nuove (cyberbullismo).
Ieri come oggi le vittime silenti di queste vessazioni, vivono una sofferenza che probabilmente si porteranno dietro a vita. Forse non la condivideranno mai con nessuno. Diversamente questo tipo di comportamenti va distinto dagli atti di violenza fisica e verbale, che assumono la connotazione di veri e propri comportamenti devianti.
Conclusioni
Si può concludere che il fenomeno bullismo va compreso e trattato alla luce delle dinamiche relazionali che si mettono in gioco tra pari, laddove sarebbe auspicabile educare i più giovani al rispetto reciproco, alla salvaguardia dell’unicità che ciascuno esprime, alla consapevolezza delle emozioni proprie ed altrui.
In tutto questo gli adulti dovrebbero facilitare i processi e non aggravarli, sostenere piuttosto che tifare per i propri figli a prescindere dal loro comportamento, incoraggiare processi di auto determinazione e di sviluppo personale, sia nei bulli che nelle vittime, perché in entrambe le situazioni c’è un disagio su cui intervenire e che necessita di essere accolto.