;I più recenti fatti di cronaca aprono uno scenario mediatico allarmante e destabilizzante. Questo perché le modalità di trasmissione delle notizie unite alla diffusione virulenta delle stesse, amplifica il coinvolgimento emotivo di massa. Valutiamo la portata reale del fenomeno cercando di individuare tutti i fattori intervenienti.

L’appartenenza al gruppo

Il fatto che la violenza si esprima attraverso l’appartenenza ad un gruppo non deve stupirci.

Le forme di aggregazione e di adesione di gruppo sono tipiche dell’espressione dei bisogni dell’adolescenza, anche se il termine gang evoca la strutturazione di gruppi organizzati quasi di tipo malavitoso.

A questo proposito riprendo le parole di un grande conoscitore del mondo giovanile e promotore dell’educativa di strada. Cesare Moreno, il quale si è espresso proprio a proposito delle bande, dice: “mi sembrano piuttosto aggregazioni provvisorie, basate più sull’atto delinquenziale che non su una qualsiasi voglia di riscatto sociale. La situazione è grave in quanto affonda le radici in uno stato di abbandono della gioventù che si esprime nei modi più imprevedibili e gratuiti”.

A partire da questa riflessione possiamo già far emergere la differenziazione rispetto alle vere e proprie bande criminali.

Ma esiste anche la possibilità che i gruppi giovanili imitino effettivamente le organizzazioni malavitose, con grande opposizione di queste ultime che non gradirebbero parallelismi. Se un malavitoso è un modello vincente agli occhi di alcuni ragazzi allora dobbiamo pure chiederci quali riferimenti educativi abbiamo proposto e promosso ai nostri ragazzi.

Lo stato di abbandono

Lo “stato di abbandono” bene esprime questo senso di disorientamento educativo tale da permettere ai modelli antisociali di prendere il sopravvento. La violenza gratuita esplode quando non è stato dato spazio alla parola, alla presenza fisica e morale, alla cultura e ai propri bisogni.

Ci sono varie forme di espressione della rabbia e della frustrazione che tante volte ed in varie forme i giovani vivono; pensiamo allo sport, anche quello che sembrerebbe più estremo, in realtà può dirottare molte delle energie negative in qualcosa di costruttivo e migliorativo del proprio stato interiore (parkour, motocross ecc..); oppure a forme di espressione più artistica (writing urbano, videomaking ecc..).

Il rischio che la società corre in questo momento è di fare interventi unicamente repressivi. Si introduce un maggior controllo pubblico senza prendere in considerazione i veri bisogni educativi. E tutto questo senza dare adeguato sostegno a chi ha quei compiti educativi che sono fortemente messi in discussione.

Rafforzare la rete di supporto preventiva del malessere giovanile, offrire degli spazi di ascolto e di espressione soprattutto creativa può essere una delle strade alternative alla repressione pure che le autorità possono prendere in considerazione.